Il pastore si svegliò in una strana baracca umida, troppo piccola per la sua grande mole e non si ricordava niente… Non sapeva ancora di essere un pastore!
L’unica cosa che sapeva era il suo nome, un nome altisonante: Lord! O meglio, questo era quello che diceva la targhetta di legno che portava appesa al collo, ormai sbiadita e scrostata.
Uscì dall’antro malconcio, indolenzito. Le grandi calzature ormai marcite dall’umidità, i capelli e la barba lunghi e arruffati, e la schiena ingobbita dalla lunga dormita in una posizione scomoda.
Il Lord si guardò intorno e non riconobbe nulla dell’ambiente dove si trovava. Si era addormentato in un fitto canneto che si affacciava su un lago brulicante di vita, ma adesso solo una piccola striscia di canne separava la riva da un grandissimo specchio d’acqua profonda, quasi del tutto deserto.
Il Lord si grattò la testa confuso, e mentre si guardava intorno dalla riva giunsero le grida di scherno di alcuni uomini che si tenevano all’ombra degli alberi: “Tornatene nella grotta, vecchio scalcinato!”, “Sei brutto come una spinta al buio!” “Se te sei un Lord io son la regina!”
Dal principio, il Lord ci rimase molto male per la cattiveria gratuita, ma si guardò ed in effetti non era proprio un bello spettacolo. Le scarpe erano ridotte a brandelli, nella chioma e nella barba arruffate abbondavano ragnatele e foglie secche, e forse forse, aveva messo su anche qualche chilo di troppo, chissà come, ma aveva ancora gambe lunghe per attraversare l’acqua profonda, ed un gran torace per spostare qualunque ostacolo.
A grandi passi, costeggiò il boschetto per inoltrarsi nella palude, e subito esplose una nuova risata di scherno dal fitto degli alberi, ma girandosi di scatto, si trovò di fronte Picchio Verde, che lo guardò in maniera amichevole e confusa. “Scusa”, si affrettò a chiarire Picchio, “Non ridevo di te, è soltanto il mio canto! Per sdebitarmi, lasciami intagliare per te un nuovo paio di scarpe, che col becco sono bravo!”
In pochi istanti, Picchio Verde intagliò due grandi zoccoli di legno senza troppi fronzoli, e Lord, soddisfatto e rasserenato, si tolse le sue vecchie e logore scarpe, le calzò e ringraziato e salutato Picchio, ritornò ad esplorare il lago sulle sue lunghe gambe.
L’unica cosa che sapeva era il suo nome, un nome altisonante: Lord! O meglio, questo era quello che diceva la targhetta di legno che portava appesa al collo, ormai sbiadita e scrostata.
Uscì dall’antro malconcio, indolenzito. Le grandi calzature ormai marcite dall’umidità, i capelli e la barba lunghi e arruffati, e la schiena ingobbita dalla lunga dormita in una posizione scomoda.
Il Lord si guardò intorno e non riconobbe nulla dell’ambiente dove si trovava. Si era addormentato in un fitto canneto che si affacciava su un lago brulicante di vita, ma adesso solo una piccola striscia di canne separava la riva da un grandissimo specchio d’acqua profonda, quasi del tutto deserto.
Il Lord si grattò la testa confuso, e mentre si guardava intorno dalla riva giunsero le grida di scherno di alcuni uomini che si tenevano all’ombra degli alberi: “Tornatene nella grotta, vecchio scalcinato!”, “Sei brutto come una spinta al buio!” “Se te sei un Lord io son la regina!”
Dal principio, il Lord ci rimase molto male per la cattiveria gratuita, ma si guardò ed in effetti non era proprio un bello spettacolo. Le scarpe erano ridotte a brandelli, nella chioma e nella barba arruffate abbondavano ragnatele e foglie secche, e forse forse, aveva messo su anche qualche chilo di troppo, chissà come, ma aveva ancora gambe lunghe per attraversare l’acqua profonda, ed un gran torace per spostare qualunque ostacolo.
A grandi passi, costeggiò il boschetto per inoltrarsi nella palude, e subito esplose una nuova risata di scherno dal fitto degli alberi, ma girandosi di scatto, si trovò di fronte Picchio Verde, che lo guardò in maniera amichevole e confusa. “Scusa”, si affrettò a chiarire Picchio, “Non ridevo di te, è soltanto il mio canto! Per sdebitarmi, lasciami intagliare per te un nuovo paio di scarpe, che col becco sono bravo!”
In pochi istanti, Picchio Verde intagliò due grandi zoccoli di legno senza troppi fronzoli, e Lord, soddisfatto e rasserenato, si tolse le sue vecchie e logore scarpe, le calzò e ringraziato e salutato Picchio, ritornò ad esplorare il lago sulle sue lunghe gambe.
Camminando, camminando, si alzò un robusto Libeccio, che Lord inspirava a pieni polmoni, e guardandosi attorno si accorse di essere circondato da un grande stormo di gabbiani che volteggiavano nel vento. Uno ad uno, si avvicinarono alla sua chioma selvaggia, e dopo averla ripulita dalle foglie e dalle ragnatelie cominciarono a sfoltirla a colpi di becco, ed in breve tempo Lord, specchiandosi nelle acqua del lago, si rivide giovane… con un gran sorrisone ringraziò i gabbiani e riprese il cammino.
Scrivi un commento