Nel ripercorrere l’affascinante storia della Lipu, nell’anno del suo 50? compleanno, non pu? certo mancare un sentito elogio all’upupa, un uccello particolare che nel corso del tempo ha ispirato miti, leggende e simbologie, nonch? logo storico dell’associazione, scelto nel 1971 e ancora vigente.
?E’arrivato, ? arrivato il galletto marzolo!?
L’eloquente espressione e l’inconfondibile accento toscano richiama subito alla mente l’immagine di questo uccelletto fulvo, dall’elegante ciuffo di penne sul capo, in una luminosa giornata primaverile nell’avida ricerca di cibo nei prati aperti di campagna… ed ecco che un fulmineo movimento del suo ciuffo pare captare un’estranea presenza… l’upupa ? ora perfettamente immobile, con la sua cresta bella dritta e aperta… ed improvvisamente spicca il volo, facendo mostra del bel disegno bianco e nero delle sue ali di farfalla.
Da sempre l’aspetto ed il comportamento in natura di questo singolare uccellino, presente da noi soltanto nel periodo primaverile ed estivo, incuriosisce l’immaginario umano e suscita archetipi. Nella tradizione islamica l’upupa ? l’uccello messaggero, inviato dal mondo invisibile e conoscitore del mistero della creazione. Gli arabi le conferiscono anche il potere di rabdomanzia, ossia la capacit? di individuare pozzi e sorgenti nascoste. Nel Corano si narra che proprio l’upupa fu inviata da Re Salomone fino a Saba per annunciare la verit?, per questo ?cingesti un aurea corona di gloria? come scrisse un poeta persiano nel poema ?Verbo degli uccelli?, in riferimento al suo ciuffo di penne.
Sempre nella stessa opera si racconta che un giorno tutti gli uccelli, da molto tempo ormai senza una guida spirituale, si riunirono in assemblea per scegliere un sovrano. Allora l’upupa, rivelando la sua identit? di messaggero, convinse gli uccelli esitanti ad affrontare un lungo viaggio mistico nella mente e nell’anima per purificarsi e riconoscere il Re.
Se il ciuffo di penne dell’upupa ispir? un simbolo di regalit? spirituale nel mondo islamico, nell’Antico Testamento ? considerato un essere impuro, bestiale, che non pu? costituire cibo per l’uomo; questa visione probabilmente deriva dall’odore sgradevole emanato dagli adulti durante la cova, e poi anche dai pulcini durante le fasi dell’accudimento come difesa dai predatori. Questo alimenter? in tutta la tradizione cristiana successiva l’immagine dell’upupa come un’essere immondo e peccatore, ma anche un simbolo di affetto familiare e di cura reciproca tra genitori e figli, ereditato dal mondo degli antichi naturalisti occidentali.
In seguito false credenze popolari le hanno attribuito per molto tempo abitudini notturne, probabilmente per il suo verso simile a quello dei rapaci notturni, e addirittura frequentazioni di cimiteri e luoghi tetri, come ricorda il Foscolo nell’opera “Dei Sepolcri”.
Questa immeritata visione successivamente ? stata in parte rivalutata, anche grazie ai celebri versi di Eugenio Montale con cui concludiamo e salutiamo questo atteso messaggero di primavera e di luce:
Upupa, ilare uccello calunniato
dai poeti, che ruoti la tua cresta
sopra l’aereo stallo del pollaio
e come un finto gallo giri al vento;
nunzio primaverile, upupa, come
per te il tempo si arresta,
non muore pi? il Febbraio,
come tutto di fuori si protende
al muover del tuo capo,
aligero folletto, e tu lo ignori.
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