Natale si avvicina ed ogni anno questo periodo che lo precede si riempie di attesa, di aspettative e trepidazione. I cuori sembrano eruttare buoni propositi e la speranza nel bene divampa, l’essere umano si ammanta di positivit?, ogni discordia sembra cancellata e le persone si preparano al momento forse pi? atteso dell’anno.

Che bellezza che questo momento cos? gioioso e ricco di promesse sia coinciso con le due settimane di negoziati della COP24, la conferenza delle parti sui cambiamenti climatici indetta dall’ONU, svoltasi quest’anno a Katowice, in Polonia. Di questa conferenza si ? parlato meno rispetto a quella di tre anni fa, la famosa COP21, che ha prodotto il cosiddetto Accordo di Parigi, un patto tra 195 Paesi il cui traguardo fissato, vincolante, ? quello di riuscire a contenere il riscaldamento globale ?ben al di sotto dei 2?C dal livello pre-industriale?, suggerendo l?ambizioso limite di 1,5?C.
La ventiquattresima Conferenza si ? fatta carico di questa eredit? e ha cercato il modo per concretizzare gli obiettivi sognanti dell’accordo parigino, non senza qualche difficolt?: alcuni Paesi (USA, Russia, Arabia Saudita e Kuwait) si sono rifiutati di riconoscere il valore scientifico dell’IPCC, l’ente internazionale composto da eminenti scienziati ed esperti del settore e preposto ad elaborare periodici e dettagliati rapporti sullo stato dell’arte delle conoscenze rispetto al sistema climatico e ai suoi cambiamenti. Durante la COP24, inoltre, alcune lobbies alquanto controverse come quella del carbone sono riuscite non soltanto a pesare sulle trattative, ma persino sugli stands espositivi, comparendo come principali sponsor della conferenza ed esaltando l’importanza che le fonti fossili inquinanti giocherebbero ancora nel panorama economico-industriale del mondo.

Il clima e l’atmosfera natalizia dei buoni propositi ha per? animato la societ? civile, le ONG e i delegati di alcuni Paesi: in tutto il mondo risuona l’appello della quindicenne svedese, Greta Thunberg, che ha invitato gli studenti e i bambini a scendere in piazza per il loro futuro compromesso. In Inghilterra, Australia e in altri luoghi nel mondo, pres?di di bambini e ragazzi e colorate manifestazioni si sono svolti per mantenere alta l’attenzione sull’emergenza climatica che stiamo vivendo e per chiedere ai rispettivi governi politiche energetiche e climatiche pi? incisive ed efficaci!

Se la classe politica non si dester? dal proprio torpore, la societ? civile dovr? continuare a fare pressione sui governanti e sulle amministrazioni: non ? pi? il tempo di temporeggiare, ? l’ora che si passi dai dati (quelli dell’IPCC) ai fatti!
Come singoli cittadini, possiamo agire a tre livelli: sui nostri governi e le nostre amministrazioni, chiedendo loro, anche tramite le associazioni o manifestazioni organizzate, di adottare e/o riaggiornare strumenti importanti come la SEN (Strategia Energetica Nazionale) o il PAES (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile dei Comuni); sulle altre persone, informandole e comunicando loro l’emergenza climatica, e invitandole a un cambiamento; su noi stessi/e, modificando e rivoluzionando con piccole azioni la nostra vita quotidiana (per esempio preferire la bicicletta all’auto, ridurre il consumo di carne e latticini, non comprare oggetti inutili e ?usa e getta?, etc.).

Non possiamo pi? attendere. Se lo spirito del Natale di questi giorni ci toccher?, non potremo pi? ignorarlo e contenerlo, potremo fare solo una cosa: cambiare!