OLIVE pATALANI MASSIMILIANO copiaSe dal lago e dal territorio palustre circostante volgiamo lo sguardo nella direzione del sorgere del sole possiamo facilmente notare un verde paesaggio di dolci colline, in cui rigogliose leccete si alternano ad estese e preziose coltivazioni di olivo comune.
Il legame del territorio di Massarosa con la pianta dell’olivo e la sua coltivazione ha origini antichissime; gi? nel Medioevo numerosi contratti agrari testimoniano come questa coltura fosse importante nella Versilia e nella Lucchesia, mentre in altre localit? toscane a spiccata vocazione olivicola, come le campagne fiorentine e senesi, la sua diffusione era solo agli inizi. A testimonianza di questo si possono ancora osservare nelle colline massarosesi numerosi esemplari di olivi secolari, tra cui i quali il pi? famoso ? l’olivo millenario che si trova poco lontano dal paese di Piano del Quercione.
Come in molte altre realt?, anche nel massarosese negli ultimi decenni l’olivicoltura si trova a far fronte a diverse problematiche: la piccola dimensione degli appezzamenti e una produzione destinata pi? che altro all’autoconsumo fanno s? che da tempo non si facciano interventi mirati di gestione, di fatto ci si limita a mantenere le antiche piantagioni sfruttando la proverbiale longevit? di questa pianta. Nel frattempo aumentano le situazioni di abbandono degli oliveti che si trovano nei terreni pi? difficili e nelle zone pi? disagiate, ed inoltre non possiamo trascurare gli effetti di Bactrocera oleae, fitofago chiave di questa coltura, meglio conosciuto come mosca dell’olivo, che anche in questa zona -cos? come in tutti gli oliveti dell’area litoranea- si manifestano in maniera puntuale e massiccia, a differenza delle aree interne in cui l?insetto presenta un numero di generazioni inferiore e una dannosit? ridotta che solo in annate particolari pu? determinare danni economici consistenti. La calda stagione estiva di quest’anno ha avuto effetti di controllo sulle popolazioni della mosca: abbiamo potuto osservare, sui rami delle piante dell’oliveto di Caprile che la Lipu ha in gestione da ormai un paio di anni, olive ancora sane, salde e in buona quantit?. Le prime piogge di Agosto tuttavia, abbassando la temperatura hanno dato il via all’attacco dell’insetto, ma al momento attuale i danni sono ancora minimi: poche sembrano essere le olive colpite e trascurabile ? il numero di quelle cadute precocemente. Tutto sommato sembra che ci siano tutte le condizioni che possono fare sperare in un buon raccolto.
Quindi ? ora arrivato il momento di prepararci alla raccolta di questo prezioso frutto: ripuliture del terreno e dei polloni ai piedi delle piante permetteranno la stesura delle reti e verso la fine di ottobre la raccolta potr? prendere il via.
La conservazione e la valorizzazione degli oliveti di questo territorio avrebbe grande importanza sia per il loro indubbio valore storico e paesaggistico (questi pendii collinari coltivati a olivo e vite sono apprezzati in tutto il mondo) sia per la fondamentale funzione ecosistemica che essi svolgono come ?polmoni verdi?, per la regolazione climatica, per la difesa del suolo da dissesti, nonch? come serbatoio di biodiversit? poich? la loro partcolare forma di conduzione con ridotti interventi colturali permette la creazione di ecosistemi assai complessi tra olivi, copertura erbacea e piante consociate che offrono rifugio e nutrimento a numerose specie di artropodi, uccelli e mammiferi.