“Le prime testimonianze del riso e delle risaie nel comprensorio di Massarosa risalgono al 1600 circa, ma si pensa siano esistite anche in epoca più antica, infatti nei vecchi documenti del Consiglio di Stato della Repubblica se ne richiede già a quei tempi la soppressione, perché ritenute, a torto, responsabili della diffusione della malaria che già da anni decimava gli abitanti dei paesi limitrofi alle risaie. A quei tempi le risaie occupavano molto del territorio di Massarosa, cioè quasi tutte le bonifiche fino a Montramito e oltre, arrivavano a lambire il paese di Stiava e tutta la bonifica di ponente fino ai confini di Viareggio.

Si pensava allora, secondo alcune commissioni sanitarie, che la causa della diffusione della malaria fosse dovuta al rimescolamento delle acque dolci con le acque salate; altre commissioni imputavano la causa della diffusione della malaria al nostro sistema di lavorazione, che prevedeva la vangatura delle risaie e il rovesciamento delle zolle che portava in superficie quegli elementi che favorivano la diffusione della malattia.

Così la Repubblica di Lucca, nel XVII secolo di fatto proibiva la coltivazione del riso e per quasi due secoli scomparvero quelle che un tempo erano le uniche risaie di tutto il territorio toscano.

Solamente nel 1839 il Conte Massei riuscì a far abrogare la legge che proibiva la coltivazione del riso e già nel 1846 il Conte Minutoli fece costruire la Brilla (struttura ancora esistente in località Molinaccio a Quiesa, oggi adibita a centro congressi e museo storico del riso) dove ogni anno si svolge una stupenda manifestazione sul riso per ricordare alle generazioni future quello che il Riso Rosso di Massarosa (con questo nome era conosciuto a livello nazionale) ha rappresentato negli anni in cui veniva prodotto per tutti gli abitanti dei paesi limitrofi alle risaie.

Il primo dato certo sulla superficie destinata alla produzione di riso nella nostra zona ce la fornisce l’archivio di Lucca, secondo il quale già nel 1843 a soli quattro anni dalla decadenza del decreto, che di fatto ne proibiva la coltivazione, gli ettari destinati alla produzione del riso erano circa 224 che comprendevano anche alcune coltivazioni nella piana lucchese che presto andarono rapidamente a cessare.

Da quel momento in poi, l’area destinata alla coltivazione del riso sul territorio di Massarosa è andata sempre aumentando.

Secondo i dati forniti dall’archivio di Lucca già nel 1860 erano saliti a circa 340 ettari, nel 1864 a 480, nel 1870 a 580, fino a salire al 1900 a 650 ettari e questo è stato sicuramente il periodo di massima estensione della superficie destinata alla risicoltura del territorio di Massarosa dopo la ripresa della coltivazione.

In quanto a produzione per quintali di riso, si hanno i seguenti dati forniti dal catasto agrario di Lucca che parla di 4520 quintali nel 1861, per salire a 10500 l’anno successivo, a 14000 nel 1864, e nel quinquennio dal 1879 al 1883, la produzione salì a 18000 quintali pari ad una resa per ettaro di circa 35 quintali.

Dopo la prima guerra mondiale, la produzione del riso nel nostro territorio è andata sempre diminuendo e già nel 1928 il catasto agrario di Lucca ci parla di 3960 quintali di media per risalire leggermente negli anni 1936/1940 a 4340 quintali annui.
Dopo il secondo conflitto mondiale la produzione è scesa a poco più di 2000 quintali l’anno.

Purtroppo come vi ho detto la superficie destinata alle risaie nel frattempo si era notevolmente ridotta, in quanto nei quasi due secoli di proibizionismo per la coltivazione del riso molte aree un tempo destinate a risaie erano state prosciugate e bonificate.

Ma le ostilità verso le risaie non cessarono, infatti nei documenti delle Commissioni Sanitarie del 1881, è scritto che il nostro sistema di produzione del riso che prevede la vangatura delle risaie è la causa principale della diffusione della malaria, perché secondo loro con il rovesciamento delle zolle durante la vangatura, si portavano in superficie, come ho già spiegato sopra, quelle sostanze chimiche che alimentavano i principi costituenti la malattia, ovviamente le cause allora erano sconosciute.

Con tutto ciò la coltura del riso continuò a prosperare e a svilupparsi fino ad ottenere i maggiori risultati ed il suo maggiore sviluppo intorno al 1900, dopodiché a seguito delle due guerre mondiali la produzione va sempre diminuendo, fino a scomparire del tutto intorno al 1960.

Questo era dovuto anche al fatto che le nostre risaie non permettevano a quei tempi una lavorazione con mezzi meccanici, pertanto i costi di produzione con lavorazione manuale del terreni sarebbero stati troppo onerosi.

Oggi alcuni dei quadri che un tempo erano destinati alla produzioni di riso (vedi tutta la zona della Cagliana) sono stati trasformati nella più grande piantagioni di fiori di loto di tutta l’Europa.

Alcuni dati storici relativi alle risaie li ho rilevati dalle rivista Bella Italia” .

Tratto dal libro Tra “Biodoli e cannelle” di Amedeo Giannini