Un movimento che cresce, come l’urgenza climatica.
E’ un venerd? di agosto in Svezia.
Un anno fa, una giovanissima ragazza svedese, Greta Thunberg, legge il Report dell’IPCC (pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici) e, come probabilmente farebbe la maggior parte di noi, si chiede: ma se la situazione ? cos? grave perch? non stiamo facendo nulla?
L’IPCC ribadisce quello che la stragrande maggioranza degli scienziati dice da decenni: il consumo di idrocarburi e il rilascio in atmosfera di gas serra come l’anidride carbonica (CO2) o il metano stanno aumentando la temperatura media dell’atmosfera creando squilibri al sistema climatico. Con questo andamento della produzione di energia e dei nostri consumi, scrivono gli scienziati sul Report, supereremo di 2?C la temperatura media dall’era pre-industriale, con conseguenze catastrofiche per tutta la vita sul nostro Pianeta blu. Per poter contenere il caos climatico e le sue conseguenze ? necessario smettere di disperdere CO2 in atmosfera, dimezzare le emissioni globali entro il 2030 e azzerarle entro il 2050, mentre, localmente, addirittura azzerarle entro i prossimi undici (undici!) anni.
Greta inizia cos? una protesta semplice quanto efficace: scioperare dalla scuola. Scioperare da quel sistema che vuole insegnarle come vivere in questo mondo, iniziando a protestare davanti al Parlamento svedese con il cartello che ormai ? diventato una costante durante il suo 67esimo sciopero per il clima.
I social e la ventennale inazione dei nostri Governi in questo caso sono stati fondamentali: la foto della signorina Thunberg col suo cartello ha fatto il giro del mondo toccando la sensibilit? e il desiderio di futuro di migliaia di giovani.
E’ nata cos? la voglia di replicare quella modalit? e quel pensiero in moltissime citt? e paesi mondiali. Sono iniziati presidi in piazze strategiche, davanti ai comuni, nelle piazze pi? popolate, fino allo sciopero del 15 marzo 2019 dove migliaia di studenti e studentesse, giovani e meno giovani, ma anche famiglie e anziani si sono riversate per strada per chiedere ad alta voce che il nostro pianeta, le nostre vite e il nostro futuro siano tutelati.
Da marzo ad oggi ci sono stati ben quattro scioperi globali per il clima (15 marzo, 24 maggio, 27 settembre e 29 novembre) e centinaia di presidi ogni venerd?, iniziative di formazione, lezioni in piazza, flashmob, e riunioni di gruppi locali.
In Italia il movimento ? molto vissuto: il 27 settembre scorso, terzo sciopero globale per il clima, nel mondo sono scesi in piazza in 7,5 milioni di studenti, di cui 1 milione solo in Italia. Ci sono 160 assemblee locali dislocate in tutto il paese e ognuna quotidianamente intraprende la lotta pi? adatta al proprio territorio. Ci sono gruppi locali che si battono per la tutela di un determinato ambiente colpito dalla devastazione, oppure contro la costruzione di grandi opere che andranno a distruggere sempre di pi? il territorio locale e senza ridurre le proprie emissioni. Oppure c’? chi si batte perch? il proprio Comune riconosca davvero il problema e attui tutte quelle decisioni politiche e sociali per la risoluzione immediata delle criticit?, chi studia quali tasti toccare per accelerare questo processo e capire chi ha causato e chi paga questa crisi.
Pi? il tempo passa, pi? il movimento cresce. Ormai ? evidente che la consapevolezza popolare di questa crisi globale sta aumentando: l’emergenza climatica e ambientale ? diretta conseguenza di uno sfruttamento indiscriminato di risorse e di una enorme crisi sociale, che richiederebbe a gran voce l’applicazione di un principio di equit? e giustizia climatica, infatti non tutti i paesi e gli abitanti del Pianeta hanno la stessa responsabilit? rispetto alla crisi attuale! Risolverla, per i governi e per le multinazionali, ? molto complesso o almeno lo sarebbe cercando di mantenere il proprio status quo.
Ma questa situazione va affrontata e risolta.
Abbiamo solo nove anni per attuare tutte le strategie esistenti e crearne di nuove per risolvere questi problemi.
Nove anni per divulgare questi tempi, agire attivamente, localmente e globalmente, e pretendere che i governi e chi ? responsabile di questa crisi paghino davvero i danni fatti.
Questo possiamo e dobbiamo fare…
La Lipu, con le nuove e le vecchie generazioni, ha colto il segno dei tempi e appoggiato l’anima degli scioperi. In un mondo in emergenza non soltanto la nostra stessa specie umana ? minacciata, ma con essa tutte le altre specie non umane: la crisi climatica non far? altro che acuire e aumentare la pressione sul tasso di estinzione di massa delle specie che ? gi? pi? alto rispetto a tutte le precedenti (cinque) estinzioni di massa. Ornitologi, glaciologi, climatologi, conservazionisti della natura, tutti ci dicono che se non agiremo in tempo non potremo evitare che le specie vegetali e animali per cui tanto ci battiamo scompaiano per sempre.
Nell’emergenza, la nostra associazione ha scelto di impegnarsi e di fare il possibile, con passione e determinazione, per continuare a proteggere e salvaguardare un mondo meraviglioso, che in fondo non ? che la nostra astronave nello spazio, la nostra casa blu.
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