Per analizzare la grande importanza che la famiglia degli apoidei riveste nell’ecosistema globale, e il loro ruolo, vogliamo rifarci alla Teoria delle Reti, applicata al mondo del web.
Una rete ? fatta di nodi che nel caso del web sono le pagine e nel caso di internet sono i singoli computer? ed ? fatta di collegamenti, ponti, connessioni, o in una sola parola di link.
In una rete i nodi non sono tutti uguali. Ci? che differenzia un nodo dagli altri ? il numero di link che lo caratterizzano, alcuni nodi hanno un numero di link insolitamente alto e sono chiamati ?connettori? o ?hub?.
Il web ad esempio ? caratterizzato da pochissimi hub che sono molto visibili. Ovunque ci si sposti si trover? sempre un link con un grande hub, ad esempio yahoo o google. Tutti gli altri nodi poco visibili e dotati di pochi link sono tenuti assieme grazie all’esistenza di rari hub.
Il modo in cui nodi e hub si linkano tra loro formando lo scheletro della rete, determina la stabilit? strutturale, il comportamento dinamico, la robustezza e la tolleranza ad attacchi e a errori delle reti stesse.
retiInizialmente, alla base della costruzione della rete internet, c?? stato uno studio strutturale condotto da un certo Paul Baran nel 1964. Lo studioso gioc? a costruire ipotetici scheletri sui quali poter realizzare delle reti per la trasmissione delle informazioni. I possibili tipi di scheletro proposti ed esaminati furono tre: una rete di tipo centralizzato, una rete di tipo decentralizzato e una rete di tipo diffuso. Per capire quale tra queste fosse effettivamente la pi? efficace, egli si concentr? sulla loro vulnerabilit?. Se immaginiamo il lancio di una bomba, ? facile verificare che nella rete centralizzata ? statisticamente poco probabile che essa cada proprio sul computer centrale che connette tutti gli altri, ma se questo accadesse non ci sarebbe pi? alcuna connessione tra i computer integri. Nella rete decentralizzata aumenterebbe il rischio di cogliere un hub, ma viene garantito un minimo di connessione tra alcuni dei computer rimasti integri. La rete distribuita invece non risentirebbe assolutamente di problemi di connessione tra i computer rimasti.Una decina d?anni dopo, la rete nacque e la sua prima struttura segu? proprio quella di tipo diffuso, ipotizzata da Paul Baran.

Nel corso di questi ultimi anni ha preso campo una nuova scienza che si occupa proprio dello studio delle reti, conosciuta con il nome di Network Science, che dimostra che tutte le reti complesse condividono strutture identiche tra di loro allo stesso modo in cui gli esseri umani condividono scheletri pressoch? indistinguibili. Tutte le reti sono sistemi aperti, ricevono continuamente input dall?esterno e tendono naturalmente ad uno ?stato stazionario? cio? a una condizione che tende, attraverso una progressiva auto-organizzazione, ad un equilibrio.
Secondo questo modello, quello che vale per internet e per il web vale anche per tutte le altre reti, comprese le reti ecologiche, ossia quelle che mettono in relazione i vari organismi di un determinato ecosistema, determinandone la struttura, il funzionamento e il suo stesso equilibrio.
Anche nelle reti ecologiche si possono individuare degli hub, ossia dei grossi nodi importanti per il numero di connessioni che li riguardano. Nelle reti gli hub non sono tutti uguali, ce ne sono alcuni particolarmente importanti che svolgono il ruolo di ?super-hub?, che nel mondo delle reti ecologiche vengono identificati con le ?specie guida?. La rimozione delle specie guida ha effetti molto pi? devastanti della rimozione di altri hub, e che gli apoidei siano un nodo importante di reti ecologiche complesse ? noto da molto tempo, probabilmente uno degli hub pi? importanti di tutta la biosfera, un hub che forma link con pi? dell?80% delle specie di piante che vivono sul nostro pianeta. Se questo hub venisse a mancare sarebbe quindi a rischio la sopravvivenza dell?80% delle piante che vivono su questo pianeta. Le conseguenze sarebbero catastrofiche. Considerando solo le catene alimentari, la drastica riduzione delle piante porterebbe la rete ecologica ad autoorganizzarsi per tendere a riequilibrare la situazione riducendo fortemente il numero di erbivori e frugivori e di conseguenza di carnivori.
Un?altra conseguenza sarebbe un aumento soprattutto di anidride carbonica atmosferica, uno dei gas principalmente responsabili dell?effetto serra, quindi del riscaldamento del pianeta e dello scioglimento delle calotte polari.apeschedamadre

Che gli apoidei siano un nodo importante di una rete complessa ? noto da molto tempo.
Charles Darwin intuendolo attribu? scherzosamente ai bombi il ruolo di nodo all?interno di una rete in cui veniva evidenziata la ricaduta di un comportamento umano (le cure per i gatti) sulla produzione di trifoglio.
Lo scienziato inglese not? che le vecchie zitelle sono solite occuparsi dei gatti e stabil? quindi che al crescere del numero delle vecchie zitelle si ha un aumento della popolazione felina. I gatti a loro volta limitano la popolazione dei topi rendendo disponibili per la nidificazione dei bombi le tane che questi roditori scavano nel terreno. Di conseguenza al diminuire dei topi corrisponde una crescita dei bombi la cui presenza sul territorio ? necessaria per la produzione di semi di trifoglio rosso e pi? colonie di bombi sono presenti sul territorio maggiore sar? l?allegagione dei semi. In altre parole: pi? sono le vecchie zitelle, pi? sono i semi di trifoglio.
Il modello di rete che Darwin aveva costruito piacque cos? tanto alle razionali menti anglosassoni che altri scienziati lo implementarono aggiungendo altri nodi e altri collegamenti a quelli gi? esistenti. Attualmente il modello descrive anche l?effetto dell?abbondanza del trifoglio sugli animali da carne che in virt? di tale abbondanza crescono sani e l?effetto benefico che questa carne ha sui militari inglesi; ovviamente, in questo nuovo contesto anche la densit? di vecchie zitelle dipende dal numero di giovani inglesi forti e coraggiosi che preferiscono la vita militare a quella coniugale.
Di fatto si trattava di una sorta di evoluzione di un modello per descrivere l?ossatura della rete ecologica.

?Cosa possiamo fare a salvaguardia delle api??
Innanzitutto, anche se ? una banalit? da dirsi, dobbiamo cercare di evitare quei comportamenti, come talune pratiche agricole eseguite in maniera sbagliata (tanto per fare un esempio i trattamenti insetticidi sui frutteti in piena fioritura) che possono nuocere loro, ma anche noi, e non solo indirettamente.
E poi ? importante salvaguardare i luoghi gi? esistenti, che consentono l?aggregazione di numerose specie, cio? preservare gli ecosistemi idonei alla loro vita.
Inoltre ? importante fornire loro una casa. La disponibilit? dei siti di nidificazione ? un importantissimo fattore limitante per la diffusione della maggior parte degli apoidei; probabilmente molto pi? importante della disponibilit? di cibo o della presenza dei predatori.
Per quanto riguarda le api mellifere, lasciamo il compito agli apicoltori professionisti; per quanto riguarda le api selvatiche, come i bombi e le api solitarie (osmie, xylocope, andrene ecc.) possiamo fornire nidi artificiali facili da costruire o comunque facilmente reperibili.
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