15 minuti di geografia nella storia della Riserva naturale del Chiarone – Oasi LIPU Massaciuccoli
un racconto di Gianluca Bedini

E’ possibile che la geografia di un luogo cambi in quindici minuti?gambero Gianluca
Sinceramente non ci siamo mai posti questa domanda, ma adesso abbiamo comunque una risposta!
Il luogo in questione ? l’Oasi LIPU di Massaciuccoli – Riserva naturale del Chiarone il tutto ? iniziato in una giornata di met? settembre con l’addensarsi di nuvoloni neri in lontananza dall’altra parte del lago rispetto alla posizione del casale.
Noi stavamo lavorando sulla parte pi? lontana del camminamento quando abbiamo sentito cadere le prime gocce. In principio rade, poi sempre pi? insistenti. Raccolti in fretta gli attrezzi, abbiamo cominciato ad incamminarci verso la foresteria mentre sulla sponda opposta del lago si vedeva la formazione di alcune minacciose trombe d’aria.
All’improvviso la pioggia ? diventata un vero e proprio acquazzone e quando siamo arrivati alla foresteria eravamo bagnati fradici.
Il tempo di cambiarci i vestiti ed ? successo il finimondo: una grossa tromba d’aria ha investito in pieno l’oasi. Alla pioggia si ? aggiunta anche la grandine con chicchi grossi come nocciole e soprattutto un vento che soffiava con una forza incredibile e ululava in modo spaventoso.
Rinchiusi nella foresteria abbiamo provato ad affacciarci alle finestre per vedere cosa stava accadendo ma il maltempo non ci permetteva di vedere che a pochi metri dalla punta del nostro naso, inoltre, tenere le finestre aperte non era buona idea perch? pioggia e grandine venivano sparate dentro con violenza.
Dopo circa 15 minuti la tromba d’aria si ? placata e l’ultimo residuo della sua furia era solo la strada di accesso al porticciolo che si era trasformata in un fiume e stava continuando a portare acqua nel lago il cui livello si era alzato: non in maniera preoccupante, ma almeno di una spanna!
Quando la pioggia ? cessata del tutto, dopo avere raccolto i vetri di una finestra rotta, abbiamo guardato il panorama dal terrazzo.
C’era qualcosa che non quadrava. Tanto per cominciare il falascheto e il canneto erano prostrati al suolo, ma c’era anche dell’altro che sul momento non riuscivamo a capire….fino all’illuminazione: un’intera isola galleggiante delle dimensioni di due campi da calcio non era pi? dove doveva essere!
sfagnoL’isoletta in questione ? forse, dal punto di vista naturalistico, la zona pi? importante di tutta la riserva e viene chiamata ?la sfagneta? perch? ci cresce lo sfagno: una specie di muschio relitto del periodo glaciale, che tra le altre cose qui cresce associato a una felce, l’Osmunda regalis, che al contrario ? una pianta tipica di climi subtropicali.
Con i binocoli guardiamo dal terrazzo della foresteria alla ricerca della nostra sfagneta e fortunatamente la troviamo a meno di un kilometro dalla sua posizione originale, appoggiata alla sponda del canale principale della riserva, che a causa di questa nuova situazione risulta essere ancora navigabile ma molto pi? stretto… Continuando a ?sbinocolare? ci rendiamo conto che manca anche un’altra isola che spinta dal vento sta scappando dall’altra parte del lago!
Increduli ci guardiamo negli occhi e decidiamo di andare a vedere da vicino cosa ? successo.
La maggior parte del camminamento di tavole ? ancora percorribile senza problemi, mentre il tratto che porta al primo capanno di osservazione ? stato piegato in seguito allo spostamento di un’altra grossa zolla di terreno galleggiante, che a sua volta ha ostruito completamente un altro canale navigabile… Il primo capanno di osservazione si ? inclinato, non in maniera pericolosa, ma abbiamo comunque deciso di chiudere l’accesso al pubblico per motivi di sicurezza.
Il camminamento che portava alla sfagneta ? stato strappato con l’isola e si affaccia direttamente sul lago.
Dopo il controllo a piedi abbiamo preso le barche per una ispezione su tutta la riserva e in diversi punti abbiamo avuto qualche difficolt? a orientarci: non solo alberi caduti, non solo la stazione di inanellamento galleggiante scagliata su un argine, ma parecchie delle caratteristiche isole galleggianti che sono ancorate al fondo del lago da lunghi pali di legno erano sparite dalla loro posizione e stavano vagando indisciplinatamente per il lago.
Pur rimanendo una delle pi? belle oasi d’Italia, la geografia dell’oasi ? cambiata… e questa ? storia!

In seguito ali fatidici fatti di venerd? 19 Settembre, ? partita una campagna di solidariet? che ? stata promossa principalmente attraverso il sito dell’Oasi, il profilo e la pagina personale di Facebook, nonch? alcuni canali di informazione locale. Grazie al contributo di diverse persone, che cogliamo l’occasione di ringraziare affettuosamente, abbiamo raccolto circa 1500 Euro, che ci hanno permesso di ricoprire in parte la spesa per svolgere la prima fase del lavoro.
chiatta e paliNei giorni scorsi ? stata ripristinata la navigabilit? del canale del Porto di Massaciuccoli, parzialmente ostruito dal grosso ?cesto? di palude galleggiante che s’era distaccato con la forza del vento. L’operazione ? stata condotta grazie ad uno scavo della sponda sinistra del canale, ed il materiale di scavo ? stato depositato nella sponda opposta, a formare un nuovo argine di delimitazione della Riserva Naturale del Chiarone. La neonata isola, che ospita tra l’altro l’ultima sfagneta del Lago in buono stato di conservazione, ? stata poi messa in sicurezza, ancorandola nella nuova posizione con dei grossi pali in legno.argine 1
Successivamente le importanti energie dell’Oasi saranno concentrate nella ricostruzione del capanno e della porzione di camminamento compromesse, tutt’oggi inaccessibili, e nella crezione di un tratto di percorso galleggiante che permetter? di raggiungere l’isola di neoformazione.Jacopo e Marcello
Ancora molto vi ? da fare, ma con l’entusiasmo e il sostegno di molte persone l’Oasi sar? pi? bella di prima!