agr-biologica
Cosa significa fare agricoltura biologica a Massaciuccoli, nelle terre di bonifica attorno al lago, dove si attuano ancora tecniche di coltivazione convenzionali intensive, che tanto incidono sullo stato di salute dell’ecosistema lago?

Riportiamo il prezioso racconto di Roberto Dones, un giovane coltivatore diretto che da 5 anni cerca di portare avanti un’agricolura naturale e ad impatto zero.

La mia storia, la mia scommessa…
“E’ il quinto anno che mi trovo qui a Massaciuccoli, ho preso in affitto 4 ettari di territorio nella bonifica delle Case Rosse e gestisco una piccola azienda a conduzione familiare.
Sono perito agrario, e precedentemente ho lavorato come tecnico in agricoltura biologica svolgendo consulenze e progetti di assistenza alle aziende agricole biologiche nel centro e nord Italia, per conto di un ente certificatore che appunto certificava il ?bio?. Ho fatto questa scelta in quanto da un lato ho sempre avuto la passione e la volont? di coltivare qualcosa di mio, e dall’altro poich? i miei lavori precedenti non mi davano una garanzia lavorativa certa, per 10 anni ho sempre vissuto una certa precariet? e quindi volevo mettermi alla prova in questo senso. Sono arrivato qua che nessuno mi conosceva, non sono nativo di Massaciuccoli ed ho cominciato piano piano a fare coltivazioni all’aperto, senza l’ausilio di serre, quindi facendo coltivazioni stagionali”
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Un orto selvatico
“Ho cominciato con un certo imbarazzo poich? facevo un tipo di agricoltura diversa, che nessuno conosceva e soprattutto di un impatto visivo diverso, con meno attenzione verso l’aspetto estetico, e chi tiene un orto tutto pulito ?stile giardino? non era abituato a questo tipo di conduzione, per cui all’inizio incuriosiva molto. In primis l’aspetto che salta subito all’occhio ? il rapporto con le erbe infestanti. L’agricoltura biologica prevede naturalmente il controllo dalle erbe invasive, principalmente mediante un controllo meccanico (il taglio dell’erba), tuttavia ? quasi impossibile raggiungere un risultato come nell’agricoltura tradizionale in cui si utilizza prevalentemente il diserbo chimico. A mio avviso, considerata la fertilit? e la particolare ricchezza di questi terreni torbosi, il controllo delle infestanti ? la principale problematica dell’agricoltura bio in questa zona, pi? che la presenza di patogeni o parassiti. Io cerco pi? che altro di fare un controllo mirato, sempre manuale con motocoltivatore o erpice rotante, talvolta con decespugliatore quando le piante sono cresciute troppo, finalizzato soprattutto a mantenere un equilibrio tra le piante in coltivazione e lo sviluppo delle infestanti”.

Prima di tutto, migliorare il suolo
“Dal punto di vista strettamente agronomico non ho incontrato particolari problematiche, se non una naturale inferiore produzione da un punto di vista quantitativo rispetto al metodo convenzionale, tuttavia il mio personale obiettivo ? quello di coltivare migliorando la fertilit? del terreno, optando per un orto misto e realizzando sempre una rotazione delle tipologie di coltura, con almeno una piantagione di una leguminosa l’anno. arachidine Quello di incrementare progressivamente la ricchezza e la fertilit? dei terreni in coltivazione era un aspetto che io davo naturalmente per scontato, ma ho dovuto purtroppo constatare che nella maggior parte dei casi, nelle coltivazioni tradizionali, non viene proprio considerato. A livello di difesa parassitaria, noto che in questi anni un equilibrio si sta creando: mentre i primi due anni avevo patito un po’ di attacchi soprattutto a spese dei cavoli, attualmente non sto facendo trattamenti, di fatto qualunque trattamento anche di natura biologica e meno invasivo va comunque a colpire qualche insetto utile. Chiaramente questo lasciar andare le colture senza interventi di difesa si ripercuote in parte sul quantitativo prodotto, ma per quelle che sono le mie esigenze e le mie vendite mi ritengo comunque soddisfatto. Negli ultimi anni si risente inoltre anche degli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare di un progressivo aumento di temperatura e di alterazioni nel ciclo delle piogge; anche su questo aspetto si pu? agire ben poco se non regolando meglio le epoche di coltura”.

Una scoperta, un sogno
“Nel corso del tempo ho sperimentato varie colture, alcune delle quali, come il pomodoro, non stanno dando risultati ottimali per problemi legati alla natura del terreno e al tipo di conduzione, ma una coltura interessante, tradizionale qui a Massaciuccoli, che sto sperimentando con successo ? quella delle arachidi, localmente dette ?pistacchi?. Tra l’altro quando sono arrivato qua ero reduce da un progetto agricolo in Senegal in cui le arachidi rappresentavano la coltivazione madre. Quando sono arrivato e mi sono insediato su questo terreno il nonno di un’amica mi offr? una manciata di semi, definendoli ?pistacchi? dicendomi che in questa zona sarebbe stata una coltivazione perfetta, cos? che li seminai e ben presto mi resi conto che si trattava di arachidi. L’arachide appartiene alla famiglia delle leguminose, ? una pianta molto produttiva ed in pi? arricchisce il terreno, quindi ? anche importante per la rotazione. In pi? non presenta particolari patologie e non ? particolarmente esigente, oltre ad avere il valore aggiunto di essere una coltura tradizionale del luogo. Inizialmente sono partito con una piccola estensione, che ha dato buoni risultati, cos? che ho deciso di intensificare e quest’anno sono arrivato a coltivare un ettaro di terreno. Sto ancora sperimentando su questa particolare coltura, che ha un valore da riscoprire, di fatto quest’anno ho incontrato alcune difficolt?, innanzitutto la siccit? estiva, che mi ha portato a pensare di dover cambiare il sistema di irrigazione poich? il metodo goccia a goccia ? risultato antieconomico, inoltre la mancanza di attrezzature idonee per la fase successiva alla raccolta: considerando che la raccolta avviene a settembre/fine ottobre, successivamente ? prevista una fase di essiccazione al sole, che in questo momento non pu? avvenire a causa delle piogge, tutto ci? porta a frenare la raccolta stessa. Mi piacerebbe comunque potenziare questa coltivazione, che potrebbe avere tante prospettive, tuttavia dovr? mettere in conto di fare degli investimenti sulle attrezzature (ad esempio dotarmi di un essiccatore) e sull’immagazzinaggio. Continuer? sicuramente a investire e sperimentare su questa coltivazione, e mi piacerebbe, un giorno, che si arrivasse ad avere pi? campi di arachidi bio al posto di quelli a granoturco tradizionale: mi immagino a volte come doveva essere cinquant’anni fa, tutto ricoperto da arachidi coltivate, oggi completamente soppiantate dalla pazzia di queste coltivazioni a granoturco convenzionale, che viene prodotto a tonnellate e praticamente svenduto?”

Un futuro possibilezuccone
“Vorrei concludere dicendo che sono molto contento della mia scelta, al di l? di tutte le difficolt?, e oggi mi sento ancora come se stessi cominciando. Ho in mente tante idee, tanti progetti, mi piacerebbe fare informazione in ambito scolastico, collaborare con la Lipu e mi accorgo che molte persone stanno iniziando ad interessarsi. Sono contento che la mia famiglia ed i miei bambini possano crescere con questa idea ed in questo contesto, a contatto con la natura e nel rispetto di questa, dei suoi cicli e del modo corretto di ricavare frutti da essa. E’ un percorso continuo, che mi sento sicuramente di consigliare ai giovani, in particolar modo se si ha la possibilit? di avere della terra propria, poich? credo che il futuro in agricoltura possa essere solo un futuro di questo tipo”.
Roberto Dones
www.ortobio.org

Facciamo i nostri migliori auguri a Roberto, con la speranza che realizzi i suoi sogni e che il suo esempio possa muovere le coscienze ed essere un modello ecologico, sociale ed economico da seguire per coloro che praticano agricoltura.