Il freddo sembra ormai arrivato e, oltre alla riapertura autunnale della stagione venatoria, con l’avvicinarsi dell’inverno anche altri pericoli minacciano la fauna selvatica. Nei Centri di Recupero, infatti, ? proprio l’inverno il periodo in cui si registrano numerosissimi ricoveri legati all’utilizzo di colle topicide e di esche rodenticide, poich? topolini e altri animali infreddoliti tendono a ripararsi dal freddo rifugiandosi in terrazzi ed altri locali che possano offrire loro un riparo, purtroppo imbattendosi spesso in queste orribili trappole mortali.topicchio

Nel caso della colla topicida, purtroppo ancora oggi di libera vendita nonostante varie associazioni animaliste ne chiedano da tempo il divieto, tra le vittime di questa potente miscela di polibutilene e poliisobutilene che vi rimangono invischiate finendo per morire lentamente e atrocemente di fame e sete, oltre ai roditori ci sono anche innocui gechi, pipistrelli, farfalle, uccelli ed anche alcuni mammiferi. La maggior parte dei ricoveri riguarda sia piccoli passeriformi, come scriccioli e pettirossi, sia uccelli rapaci come civette e gheppi che spesso vi rimangono incollati durante la loro caccia a roditori. Recuperare questi uccelli non sempre ? possibile, richiede una lunga e molto delicata manipolazione con farina o cenere, che costituisce un ulteriore motivo di stress per l’animale; in alcuni casi occorre effettuare delle amputazioni, o attendere molto tempo prima che piume e penne perse possano ricrescere in modo che l’uccello torni a volare. In molti casi poi, nonostante tutti gli sforzi e le cure dedicate, se l’animale ? rimasto per lungo tempo a contatto con la colla, rischia comunque di non farcela poich? muore intossicato.

Per quanto riguarda i rodenticidi, sostanze che causano l’avvelenamento per ingestione, quelli in commercio contengono delle sostanze chimiche come il bromadiolone che sono anticoagulanti, poich? inibiscono il funzionamento della vitamina K: sintetizzati nel fegato dell’animale, causano emorragie interne. Sostanze rodenticide come il bromadiolone sono responsabili di circa l’80% degli avvelenamenti secondari di uccelli rapaci, come falchi, gufi, civette, che rappresentano delle specie chiave nella rete trofica naturale. Infatti, sebbene spesso sulle confezioni sia indicato che il topicida in questione causi una morte immediata, in realt? il povero roditore dopo l’ingestione impiega diversi giorni prima di morire, durante i quali continuer? ad ingerire il veleno, diventando quindi sempre pi? tossico per un eventuale predatore, ed uscir? alla ricerca di cibo e soprattutto di acqua (i rodenticidi stimolano un’estrema sete) ma sar? sempre pi? fiacco e debilitato, quindi facile preda per ignari e malcapitati rapaci, e anche animali domestici quali cani e gatti, che andranno incontro all’avvelenamento secondario. Paradossalmente, dunque, l’utilizzo di tali sostanze finisce per causare una rapida crescita della popolazione di roditori, andando a colpirne i predatori naturali, che rappresentano infatti un valido aiuto in termini di efficacia per il contenimento del numero di roditori.
L’uccisione di questi ?ospiti indesiderati? rappresenta di fatto solo un metodo a breve termine di controllo della popolazione, e quindi poco efficace, oltre che cruento: un vero controllo sostenibile e a lungo termine delle popolazioni di roditori si ottiene soltanto riducendo la capacit? portante dell’ambiente, principalmente tramite la riduzione di possibili fonti di cibo o di ricovero.

Ecco una lista di accorgimenti semplici ma efficaci nell’allontanare i topi dalle nostre case e dispense, senza condannare loro ed altri animali ad una morte atroce:
1. Gestire correttamente lo smaltimento dei rifiuti e la pulizia degli ambienti esterni.
2. Eliminare le fonti di accesso al cibo, con una corretta conservazione dello stesso, e cambiando posizione ad eventuali mangiatoie, in modo che siano accessibili agli uccelli o agli altri animali che si intende nutrire ma non ai topi; conservare gli alimenti per animali domestici, i semi per gli uccelli o i concimi organici in appositi contenitori a prova di roditore.
3. Rimuovere i possibili rifugi, mucchi di detriti, rifiuti, resti di cantiere, o qualsiasi altra cosa i topi possano usare come rifugio, bloccando i buchi con pietre, cemento, rete metallica ecc.. Esistono addirittura degli studi scientifici (Lambert et al., 2003) che dimostrano che la rimozione dei possibili luoghi di rifugio ? non solo efficace al pari dell’utilizzo di sostanze rodenticide ma ? persino pi? utile come approccio a lungo termine.
4. Incoraggiare la presenza di predatori naturali, ad esempio tramite la collocazione di cassette-nido per uccelli rapaci, oppure tenendo le aree in cui possono esserci cunicoli scavati dai topi libere da vegetazione. Se si vive vicino a boschi o campagne frequentate da volpi, si ricorda che anch’esse predano i roditori. Tra gli animali domestici, invece, razze canine quali il Jack Russell terrier amano andare a caccia di topi (la morte del topo in questo caso ? molto rapida).
5. Prevenire l’ingresso dei topi in casa: i roditori riescono a passare attraverso buchi anche molto piccoli (circa mezzo centimetro per i topolini e circa un centimetro per i ratti), ? quindi utile fare un giro all’esterno della casa in cerca di eventuali aperture da sigillare con metallo, stoffa pesante, cemento, o altri materiali.
6. In ambienti chiusi, quali cantine e solai, sono molto efficaci e non cruenti gli apparecchi ad emissione di onde elettromagnetiche o ultrasuoni, udibili dall’orecchio di un roditore ma non dall’orecchio umano, che causano l’allontanamento dell’animale, o anche le classiche trappole ad esca con le quali non si nuoce in alcun modo al topolino ma lo si intrappola soltanto temporaneamente per poi liberarlo a diversi chilometri di distanza (boschi, aperta campagna..): ne esistono di molti tipi in commercio, come le cosiddette trip-traps e le cage-traps o le ?MiceCube?, ed alcune sono anche facilmente realizzabili in casa.
scricciolo