LA FLORA

Nelle paludi del Lago di Massaciuccoli si individuano due principali tipologie di vegetazione, il falascheto, la più abbondante e presente soprattutto nelle aree interne, ed il canneto, predominante soprattutto lungo le sponde dei canali e del lago.

Il falascheto deve il suo nome alla presenza del falasco (Cladium mariscus), una pianta peculiare che in passato ha avuto un largo impiego agricolo nelle popolazioni locali, oggi non viene più utilizzata tranne che nei settori dove si svolge ancora la pratica venatoria. Appartiene alla famiglia delle Ciperacee e si presenta con un fusto cilindrico su cui si inseriscono foglie coriacee dai margini seghettati. Una volta insediatosi, il falasco tende a creare popolamenti compatti che non si lasciano colonizzare da altre specie, a causa della sua elevata statura e della lenta decomposizione delle sue foglie. E’ comunque possibile individuare in mezzo alla folta copertura esemplari di salcerella (Lythrum salicaria), carice (Carex elata), e felce palustre (Thelypteris palustris). La preponderanza del falasco è una caratteristica peculiare del Lago di Massaciuccoli ed è dovuta alle condizioni di particolare alcalinità delle acque (pH>7), mentre nella maggior parte delle altre aree umide di acqua dolce italiane ed europee si hanno caratteristiche di maggiore acidità con l’esclusiva o la netta prevalenza della cannuccia di palude.

Il canneto è caratterizzato dalla presenza della cannuccia di palude (Phragmites australis), con la sua inconfondibile pannocchia piumata, assieme ad altre essenze palustri come la tifa (Typha angustifolia e Typha latifolia), la dulcamara (Solanum dulcamara) ed il vilucchione (Calystegia sepium). La cannuccia di palude si rinviene soprattutto lungo le sponde e si propaga essenzialmente sviluppando lunghi rizomi da cui ogni anno si originano nuovi steli. L’intreccio di rizomi galleggianti della cannuccia è all’origine della formazione degli “aggallati”, ossia di quelle sponde galleggianti che caratterizzano gran parte del Lago di Massaciuccoli, su cui col tempo attecchiscono boschetti di ontani (Alnus glutinosa), frangola (Frangola alnus) e da torbiere a sfagno (Sphagnum sp.), un muschio di origine nordica relitto dell’ultima glaciazione. Le torbiere a sfagno ospitano numerose piante particolarmente rare come la carnivora (Drosera rotundifolia), la felce florida (Osmunda regalis) e il centocchi palustre (Anagallis tenella)..e altre piante caratteristiche. Alcune porzioni di aggallato possono talvolta distaccarsi e allontanarsi dalla sponda di origine formando vere e proprie isole galleggianti, localmente chiamate “cesti”, che vanno alla deriva nel lago. Tra le specie rare e minacciate ricordiamo inoltre la soldanella reniforme (Hydrocotyle ranunculoides), la liana Periploca graeca, l’orchidea palustre (Orchis palustris) e l’ibisco rosa (Ibiscus palustris). La vegetazione arborea, diffusa soprattutto lungo gli argini dei canali o sulle porzioni di palude galleggiante, è rappresentata da varie specie igrofile tra cui ricordiamo l’ontano nero, il frassino, il salice bianco e quello grigio, la tamerice, la frangola, il pioppo bianco. Lungo gli argini dei canali troviamo anche grandi esemplari di eucalipto, piantato in passato dall’uomo per la sua capacità di drenaggio dell’acqua e di consolidamento degli argini.

UNO SCRIGNO DI BIODIVERSITA’

Sul Lago di Massaciuccoli sono presenti delle piccole fitocenosi relitte a sfagno (Sfagnum spp.), denominate “sfagnete”. Si tratta di relitti botanici dell’ultima glaciazione, cioè di associazioni vegetali tipiche di un clima diverso dall’attuale che si sono mantenute fino ad oggi approfittando di situazioni microclimatiche particolari che hanno permesso la loro conservazione. Oggi le sfagnete si trovano in centro e nord Europa, mentre alle nostre latitudini solo nelle torbiere di montagna sopra i 1000 m di altezza.

Le sfagnete di Massaciuccoli sono le uniche, in tutto il bacino del Mediterraneo, che si trovano al livello del mare e costituiscono ambienti molto particolari: l’acidità tipica delle torbiere assieme alla presenza di questi muschi determinano un microclima particolare a livello del suolo e creano le condizioni ideali per la vita di specie vegetali rare e di interesse fitogeografico, come il centonchio palustre (Anagallis tenella), la rosolida (Drosera rotundifolia) e la felce florida (Osmunda regalis).

Laddove la profondità dell’acqua supera i 50-60 cm, il canneto non può svilupparsi per cui la superficie dell’acqua resta libera dalla vegetazione. Così si presenta lo specchio lacustre, tutti i canali grandi e piccoli che solcano la palude e le ex-cave di sabbia di San Rocchino e Torre del Lago. Fino alla fine degli anni ’60 proprio le acque libere del lago, in virtù della scarsa profondità costituivano un habitat molto importante per la presenza di estesi popolamenti di macrofite di fondale, rappresentate dal miriofillo (Myriophyllum spicatum), dal ceratofillo (Ceratophyllum demersum) ed altre essenze che ricoprivano l’intera superficie del fondale senza interruzioni. Queste formazioni vegetali sostenevano una comunità biologica molto ricca e diversificata, fatta di invertebrati, pesci e anfibi che a loro volta attiravano un gran numero di uccelli. Purtroppo il peggioramento della qualità delle acque dovuto ai fenomeni di eutrofizzazione e interrimento ha determinato la scomparsa della quasi totalità della vegetazione sommersa e, di conseguenza, l’impoverimento della comunità biologica ad essa collegata.

I chiari sono specchi d’acqua bassa (max 50 cm), soggetti a periodi di asciutta estiva, ottenuti dal taglio del canneto e del falascheto condotto dall’uomo. Quando il taglio viene condotto al momento opportuno, verso fine estate prima delle piogge autunnali, la vegetazione palustre non ricresce e si mantiene una zona d’acqua libera che necessita solo di piccoli interventi di manutenzione ai margini. I chiari sono quindi ambienti ottenuti artificialmente che rivestono una notevole importanza, di fatto costituiscono un elemento di diversificazione che interrompe l’omogeneità della vegetazione palustre, permettono la sosta e l’alimentazione di molti uccelli in migrazione, sono zone importanti per la riproduzione di pesci ed anfibi ed infine, essendo specchi d’acqua interni alla palude, l’acqua vi arriva filtrata e depurata dall’azione di filtraggio delle piante per cui mantiene una trasparenza tale da permettere la crescita della vegetazione sommersa.