L’estate appena trascorsa ? stata teatro di decisioni parecchio discutibili da parte del nostro Parlamento che ha approvato due disegni di legge governativi sul riordino della Pubblica Amministrazione e in materia di enti territoriali, che rispettivamente porteranno sia alla trasformazione del Corpo Forestale dello Stato sia ad una frammentazione della Polizia Provinciale, incrinando il sistema di vigilanza ambientale e venatoria in direzione esattamente opposta a quanto ci richiede l’Europa.
La Lipu assieme ad altre realt? ambientaliste ha gi? denunciato tutto questo in un comunicato stampa molto efficace.

DSCN3147 Abbiamo voluto approfondire la questione con un’interessante intervista ad Augusto Atturo, Ispettore del Servizio di Polizia Metropolitana di Genova e Presidente AIPP (Associazione Italiana Agenti ed ufficiali di Polizia Provinciale)

Ci pu? raccontare quando e con quale spirito ha fatto la sua scelta di entrare a fare parte della Polizia Provinciale?
Non mi interessava fare un lavoro qualsiasi. Intendevo occuparmi di tutela della fauna selvatica e protezione dei beni naturali, per abbinare la professione ai miei precedenti studi ed interessi; ragion per cui ho partecipato nel 1988, con esito positivo, ad un concorso pubblico per il profilo di “agente ecologico provinciale” (la strutturazione in “polizia provinciale” prese forma in anni differenti nelle varie realt? italiane, generalmente dalla fine degli anni ’80 in avanti).

Cosa voleva dire a quei tempi commettere un reato ambientale e come erano percepiti dal pubblico i comportamenti illegali?
La legislazione di tutela ambientale, sia nazionale che regionale, ha iniziato a stratificarsi e via via ad ampliarsi dalla fine degli anni ’70, ma ? occorso un grande sforzo di sensibilizzazione e crescita culturale nell’opinione pubblica, tra i legislatori, e nelle stesse forze di polizia e nella magistratura. Sappiamo tutti che dopo il periodo del boom economico la tutela ambientale era vista pi? che altro come un impedimento o un esercizio per pochi illuminati. E purtroppo anche i reati ambientali per troppo tempo sono stati percepiti come violazioni di scarso allarme sociale o di rango minore. Qualche decennio fa lavare la propria automobile col detersivo nel bel mezzo di un ruscello era da molti considerata una cosa normalissima, figuriamoci quindi -su ben altra scala- quale poteva essere in molte regioni l’attenzione per un ampliamento abusivo di un edificio in area vincolata o per uno sversamento di rifiuti tossici in aperta campagna, tutte cose di cui oggi si continua a pagare il conto.

Oggi cosa ? cambiato? A suo avviso, i reati ambientali di oggi sono imputabili al generale crollo dei valori cui stiamo assistendo nella societ? moderna o alla scarsa conoscenza del mondo della natura?
Le crisi economiche portano erroneamente a considerare le regole e i vincoli ambientali come un impiccio da rimuovere, specialmente in un Paese come il nostro, con una classe dirigente mediamente inadeguata ed una stampa generalmente abbastanza prona verso i poteri forti. Sotto lo slogan delle razionalizzazioni e delle “semplificazioni”, anche in questi mesi, passano sottobanco diversi indebolimenti degli strumenti di salvaguardia del territorio. L’atteggiamento altalenante dei cittadini, nei confronti di un corretto rapporto con le risorse ambientali non ? di grande aiuto, da questo punto di vista; c’? ancora molto da fare, specie a livello di ultima generazione, che poi ovviamente ? quella depositaria del futuro dei nostri beni ambientali.

Le decisioni del governo sul destino dei Corpi deputati alla vigilanza in materia ambientale e venatoria, influiranno in qualche modo sulla qualit? e sullo spirito di questo servizio?
Il 2015 ? stato un anno da dimenticare, se solo fosse possibile… Ho la sensazione che andremo incontro ad un complessivo dimezzamento delle risorse e del personale deputato ai compiti di tutela faunistica ed ambientale, nel giro di pochissimi anni. Siamo reduci da 6 anni di blocco del turn-over negli enti locali, ragion per cui il personale che va in pensione non viene sostituito, con conseguenti difficolt? a trasmettere informazioni ed esperienze a “rimpiazzi” , oggi inesistenti, che non si sa se e quando potranno arrivare. Il personale del C.F.S., gi? oggi mal distribuito per colpa della propria dirigenza, ? destinato a confluire entro un anno, in base all’art. 8 della legge-delega “Madia” n. 124/2015 sul riordino delle pubbliche amministrazioni, in un’altra forza di polizia statale, presumibilmente l’Arma dei Carabinieri (stando alle ultimissime dichiarazioni pubbliche del Presidente del Consiglio Renzi e dei ministri dell’Interno e delle Politiche Agricole). Pi? complicato il destino dei corpi e servizi di Polizia Provinciale, che hanno ereditato i compiti dei primi guardiacaccia e guardiapesca di professione, vedendo poi notevolmente ampliato il proprio ambito di competenze e specializzazioni; oggi all’orizzonte si prefigura un rischio “spezzatino”, dopo la conversione in legge del D.L. 78 in materia di “enti territoriali”; a parte i gi? citati problemi di assottigliamento degli organici (nelle Province vige un blocco totale delle assunzioni), abbiamo di fronte la scadenza del 31 ottobre prossimo. In poche parole, con l’art. 5 della legge n.125/2015 di conversione del D.L. 78, il personale delle polizie provinciali (circa 2.600 dipendenti in Italia) che non venga individuato come connesso alle funzioni fondamentali rimaste alle Province e alle 10 nuove Citt? Metropolitane, ossia “tutela dell’ambiente” e “regolazione della circolazione stradale”, o che non venga riallocato nelle Regioni per compiti analoghi, ? destinato ad incerte forme di mobilit? verso le polizie municipali, con un rischio concreto di polverizzazione di un patrimonio professionale che, su scala nazionale, non ? surrogabile da altre figure. Bisogna quindi salvare il salvabile nel giro di pochissimi mesi. L’Associazione Italiana Agenti ed Ufficiali di Polizia Provinciale (AIPP) ? impegnata da tre anni a cercare limitare i danni di queste riforme farlocche, sensibilizzando in tal senso organi di informazione , amministratori locali, commissioni parlamentari e componenti del Governo.

Come immagina lo scenario futuro?
All’italiana, ossia con le toppe peggiori del buco. Andremo certamente incontro ad un complicato riassetto delle attivit? di polizia faunistico-ambientale, ma non senza un impoverimento delle forze in campo e con probabili situazioni a macchia di leopardo, tra alti e bassi a seconda delle diverse realt? regionali e locali, e delle disponibilit? economiche degli enti di area vasta, colpiti nel giro di pochi anni da un dimezzamento delle risorse per effetto dei tagli in periferia a vantaggio dello Stato centrale. Una prima conseguenza ? proprio il tentativo di smobilitare in tutto o in parte anche alcuni servizi o corpi di polizia provinciale, per far quadrare rapidamente i conti senza troppi sforzi mentali e politici.

Vuole raccontarci un aneddoto significativo della sua esperienza personale?
Un bossolo vuoto e una carcassa di daino trovati a bordo strada, che portano, dopo 4 appostamenti notturni al gelo, al “mio” primo decreto di perquisizione con sequestro di carcasse di cervidi e di varie carabine, ed una successiva perizia balistica che inchioda uno dei bracconieri sospettati senza bisogno di alcun testimone….Ma poi la delusione per il procedimento che dopo anni cade in prescrizione per la lentezza di un sostituto procuratore svogliato. Fa parte degli alti e bassi del mestiere; come dice un mio collega nordamericano: “talvolta sei il moscerino, talvolta sei il parabrezza”.
calandro