Dai censimenti 2018 degli uccelli svernanti sul Lago di Massaciuccoli il dato che colpisce maggiormente ? quello degli ibis sacri, non tanto per il numero (47 individui contati al dormitorio) quanto per il trend: l’ibis sacro compare per la prima volta nel 2016 con 7 individui, se ne contavano 13 nel 2017 e 47 quest’anno.
Proviamo a parlarne con Luca Puglisi, Direttore del COT (Centro Ornitologico Toscano) che ci potr? aiutare ad inquadrare il fenomeno. luca_puglisi

Intanto chi ? l’ibis sacro, questo uccello quasi mitologico che per? non fa parte della nostra fauna, come ? arrivato e qual’? la sua situazione in Italia?
Questa specie ? originaria dell’Africa, dove oggi ? presente solo a sud del Sahara. In passato era ben diffuso anche a nord del deserto: ? l’uccello raffigurato spesso dagli antichi egizi per i quali era sacro (conservavano anche molti esemplari imbalsamati). In Europa ? stato portato per fini ornamentali e da soggetti fuggiti si sono create popolazioni in grado di riprodursi prima in Francia, poi in Italia. Dapprima si ? insediata in Piemonte, poi in altre localit? dell’Italia settentrionale. Da alcuni anni la sua presenza ? in crescita in Toscana: durante gli ultimi censimenti invernali l’abbiamo trovata in molte localit? delle pianure costiere e del Valdarno; negli ultimi anni abbiamo registrato alcuni tentativi di insediamento come nidificante: ci sono indicazioni per la Riserva di Sibolla e la Piana Fiorentina.

Come possiamo leggere il dato del forte incremento degli ultimi anni?
Le specie allevate sono in generale molto adattabili, per questo molto spesso, una volta in libert?, riescono a formare popolazioni libere. L’ibis sacro, poi, ? particolarmente eclettico nella scelta del cibo, che include invertebrati e piccoli vertebrati, ma anche semi e vegetali, fino ai rifiuti… insomma, ha una grande capacit? di adattamento e riesce a trovare facilmente di che nutririsi.

L’Ibis Sacro ? stato inserito nella lista delle specie maggiormente invasive e nocive, c’? di che preoccuparsi?
La sua dieta include anche uova e pulcini di altri uccelli e sono stati registrati casi in cui gli ibis si sono nutriti in maniera sistematica di nidiacei all’interno di colonie di uccelli acquatici. Il loro impatto ? quindi potenzialmente molto elevato sulle altre specie, tuttavia recenti indagini sulla sua dieta in Francia hanno indicato una chiara preponderanza del gambero rosso della Louisiana. Questo gambero ? un vero flagello per le nostre zone umide, quindi da questo punto di vista la predazione aggiuntiva da parte dell’ibis sacro ? positiva D’altro canto ? possibile che l’incremento dell’ibis sia proprio legato alla diffusione capillare del Procambarus: insomma, alla fine potrebbe essere un circolo vizioso: non sono proprio bei segnali per le nostre zone umide…

Si tratta di una specie gregaria che nidifica in garzaie miste con altri aironi. Sul Lago di Massaciuccoli c’? un’importante garzaia di airone rosso nel canneto, l’ibis sacro potrebbe insediarsi in una garzaia del genere o frequenta solo garzaie arboree?
Non mi risulta che nidifichi in canneti: in letteratura sono riportate colonie, anche molto grandi, su alberi o arbusti, ma anche su terreno nudo o roccioso. Spesso nidifica accanto ad altri uccelli acquatici. Non credo quindi che possa insediarsi accanto agli aironi rossi, ma non mi sento di escludere in maniera assoluta che lo possa fare o che non possa formare una colonia a s? stante.

Insomma, per il momento l’unica certezza ? che l’aumento di questa specie alloctona si lega ad altri elementi di sofferenza e degrado delle zone umide come l’arrivo del Procambarus ma potrebbe in prospettiva rappresentare essa stessa un problema. Sar? opportuno continuare a monitorare il fenomeno con studi forse anche pi? mirati…
Sicuramente ? una specie da tenere sotto stretto controllo; in caso di insediamento di coppie riproduttive, come richiesto dall’attuale normativa sulle specie esotiche, sar? necessario avvertire tempestivamente l’ISPRA che valuter? eventuali misure da intraprendere.
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